A cura dell’Istituto di Istruzione Superiore “Don Milani” di Rovereto, della Cooperativa Pro.Ges. Trento, della Federazione provinciale Scuole materne di Trento e del Servizio Attività educative per l’Infanzia della Provincia Autonoma di Trento *

Da lunedì 7 a venerdì 11 novembre 2022 si è tenuta a Lleida (Catalogna, Spagna) la seconda attività di
formazione prevista all’interno del progetto di cooperazione transnazionale Erasmus+, della durata di 36
mesi, dal titolo “Kita digital – Digitalisierung und frühkindliche Bildung – Interdisziplinärer
Fachkräfteaustausch mit Partnern aus Italien, Spanien und Deutschland” (Asilo digitale –
Digitalizzazione nel settore della prima infanzia), del quale l’Istituto di Istruzione Superiore “Don
Milani” di Rovereto è partner.
Il percorso formativo in Spagna, al quale hanno preso parte oltre 30 professionisti di settore dei tre Paesi
coinvolti (Germania, Spagna e Italia), ha visto la partecipazione attiva, oltre che degli insegnanti
dell’Istituto “Don Milani”, di figure professionali del settore infanzia e prima infanzia del Trentino,
operanti nella Cooperativa Pro.Ges. Trento, nella Federazione provinciale Scuole materne e nel
Servizio attività educative per l’infanzia della Provincia Autonoma di Trento. Il percorso ha inoltre
coinvolto la Facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Bolzano.
L’idea di progetto, di cui l’ente Kinderhaus Wittlager Land di Bad Essen è capofila, è nata all’interno di
collaborazioni più ampie che da anni il dipartimento di Tedesco dell’istituto “Don Milani” ha avviato con
la Germania, grazie al lavoro della prof.ssa Marilina Leo, e ha come focus l’educazione digitale nella
scuola dell’infanzia.
Il primo step di attività formative congiunte, della durata di tre giorni, è stato realizzato nel mese di
novembre 2021 in Italia, a Rovereto, e ha rappresentato un’opportunità di alto valore formativo e umano,
nonostante le numerose limitazioni dovute alla situazione pandemica. Tale formazione ha fornito ai
partecipanti una prima importante occasione di confronto e di analisi dello stato dell’arte in merito al
ruolo e alla funzione delle tecnologie digitali nelle scuole dell’infanzia e nei nidi del Trentino.
Le giornate a Lleida sono state scandite da contesti formativi e riflessivi differenziati:
lavori di gruppo focalizzati sulla tematica progettuale, visite a istituzioni scolastiche di diverso ordine e grado, momenti dedicati alla conoscenza della cultura e dei più importanti siti di interesse locali.

Prima giornata formativa
Durante la prima giornata, dopo l’accoglienza istituzionale presso il Palacio de la Paería e i saluti di
benvenuto da parte di Maria-Pau Cornadó Teixidó, decana della Facoltà di Scienze dell’Educazione,
Psicologia e Lavori socialmente utili (FEPTS) della Università di Lleida, i partecipanti sono stati
guidati dal professor David Aguilar Camaño all’interno della struttura, che negli ultimi anni è stata
ripensata sia negli spazi che nelle scelte didattiche per favorire il lavoro cooperativo, la cocostruzione
degli apprendimenti e il benessere generale di docenti e studenti. In particolare, la
presentazione si è focalizzata sull’uso della tecnologia per sviluppare competenze scientifiche
nell’istruzione primaria e secondaria, nonché sulla progettazione e sulla valutazione di spazi
esplicitamente pensati per i bambini. Un aspetto di particolare interesse riguarda il
rapporto tra questa Facoltà e il territorio di Lleida:
alcuni degli spazi presenti nella struttura (es. la sala multisensoriale o la spaziosa palestra) sono aperti all’utilizzo da parte di associazioni, enti o altri attori della comunità locale. Nel pomeriggio i partecipanti, divisi in gruppi misti per provenienza e per competenze professionali, hanno avviato delle riflessioni su vantaggi, rischi, opportunità e potenzialità che caratterizzano l’uso delle tecnologie all’interno della programmazione e della progettazione educativo-didattica. I ragionamenti costruiti nei diversi
gruppi di lavoro hanno evidenziato, al di là dei differenti punti di vista, come la tematica oggetto del
Progetto sia particolarmente attuale oltre che complessa: essa necessita di esperienze e di ulteriori
analisi e approfondimenti, anche in virtù della sua presenza relativamente recente nel dibattito educativo
e pedagogico. I gruppi si sono ritrovati concordi, tuttavia, nel considerare la tecnologia digitale come
uno strumento funzionale all’apprendimento solo se rientra all’interno di una progettualità condivisa con
i genitori, gli educatori e, in primis, i bambini, reali protagonisti del proprio percorso di crescita e di
formazione. Un altro aspetto trasversale al ragionamento dei diversi gruppi ha riguardato la centralità della formazione continua di educatori e insegnanti come principale chiave trasformativa delle pratiche educative e scolastiche, da intendersi sempre in ottica riflessiva e practice-based.
Inoltre, è importante ricordare che le esperienze mediate dalla tecnologia sono spesso indissolubilmente
legate alle esperienze quotidiane (es. rituali, relazioni, ambienti di vita, etc.) e non possono essere
considerate fini a sé stesse o slegate dal contesto familiare o scolastico abitato, e co-costruito, dai bambini stessi. Per questo, l’uso dei media è anche correlato alla formazione dell’identità ed è fondamentale tenere conto di questo aspetto ogni volta che si decide di utilizzarli nella relazione e nell’educazione dei bambini, in special modo nella fase della prima infanzia.
Seconda giornata formativa Tale giornata è stata dedicata alle visite a diverse strutture educative e/o scolastiche. I partecipanti sono stati divisi in quattro gruppi e hanno potuto conoscere le diverse realtà educative presenti, sia nel settore dei nidi e delle scuole dell’infanzia, sia nella formazione secondaria di secondo grado.
Il primo gruppo ha visitato l’Escola Francesco Tonucci, ispirata al pensiero di questo illustre
pedagogista italiano. La struttura accoglie bambini tra i 3 e i 12 anni ed è organizzata in tre TRAM o
tipologie di raggruppamento: ci sono tre sezioni dedicate a bambini nella fascia 3-6 anni (TRAM 1), tre
classi per la fascia 6-8 anni (TRAM 2) e tre classi per la fascia 9-12 anni (TRAM 3). Attraverso le assemblee
di classe e il consiglio dei bambini della scuola, gli studenti – insieme agli insegnanti – si confrontano per
costruire i progetti che animano le attività e le giornate scolastiche. Lo scopo della scuola è formare una
comunità educativa all’avanguardia e promuovere un insegnamento innovativo, sostenendo l’autonomia
del bambino e costruendo al contempo un ambiente di apprendimento che si basi su collaborazione,
cooperazione e partecipazione dal basso, in cui ognuno contribuisce con il proprio bagaglio di
competenze e capacità, al fine di raggiungere un obiettivo comune.
Tale approccio mette i bambini al centro dei propri processi di apprendimento significativo, ponendo
sfide che possono essere superate al meglio in maniera cooperativa. Il Consiglio dei bambini e le
Assemblee in classe sono alcuni degli strumenti metodologici che vengono utilizzati per ascoltare la voce
dei bambini che, per il loro apprendimento, hanno a disposizione spazi molto ampi, belli e strutturati.
Per quanto riguarda la fascia 3-6 anni, gli insegnanti utilizzano anche gruppi inter-sezionali misti per età e per genere. Sono presenti nella scuola delle stanze dedicate ai “petits grups” (piccoli gruppi) che accolgono, a rotazione nel corso della settimana, sottogruppi di 13-14 componenti –
provenienti da gruppi sezionali differenti – che possono fare esperienze di apprendimento in
contesti diversi dall’aula di riferimento, con altri compagni e con materiali sollecitanti e sfidanti,
tra cui anche le tecnologie. Viene stimolata la naturale curiosità attraverso proposte che
permettono ai bambini/ragazzi di sperimentare, indagare e fare scoperte, costantemente incoraggiati a porsi domande indipendentemente dall’intervento degli adulti e a ricercare strategie per trovare risposte condivise. La scuola vuole sollecitare il pensiero creativo e complesso su più fronti: artistico, matematico, scientifico-tecnologico, linguistico, sviluppando il pensiero critico, l’autostima, il senso dell’umorismo. Come per le nostre realtà, il gioco è considerato fonte insostituibile di apprendimento e motore dello sviluppo emotivo, sociale, cognitivo e motorio dei bambini.
La scuola Francesco Tonucci ha due progetti stabili e trasversali ai diversi “TRAM”: da un lato
l’investimento sulle tecnologie digitali e dall’altro un massiccio e significativo lavoro sul rapporto tra i
bambini/ragazzi e i libri. Per quanto riguarda il secondo progetto, si intende sviluppare l’abitudine e il gusto per la lettura in base agli interessi individuali e alle esperienze di confronto in piccolo gruppo,
dando risalto ai libri e creando piacevoli e accattivanti spazi di lettura. Molti i libri a
disposizione in ambienti anche inusuali, come i corridoi, dove i giovani lettori possono sostare
in autonomia e libertà. Dal punto di vista strutturale, il risultato di queste scelte è una
sorta di “biblioteca diffusa” in tutta la scuola, che rimanda un’idea di libro e di lettura assolutamente
trasversale e “dilagante” nella vita scolastica quotidiana di bambini e ragazzi.
Le tecnologie dell’informazione e della comunicazione diventano qui uno strumento di apprendimento
in particolare attraverso l’esperienza della robotica: il coding e la programmazione sono trattati come
strumenti attraverso cui sviluppare la logica e la capacità di problem solving, ma anche imparare a
visualizzare e costruire percorsi nello spazio, affrontare argomenti di scienze, o in lingua, apprendere e
sviluppare un pensiero computazionale.
Sono a disposizione prodotti di diversa complessità: per i bambini della fascia 3-6 anni si inizia con i kit da programmare, come Bee bot, Cubetto o ScratchJr., mentre i materiali dei laboratori di programmazione dei ragazzi più grandi sono di complessità maggiore, come Lego WeDo 2.0 o Lego Mindstorms. Vengono
utilizzate, inoltre, piattaforme di coding open source come Arduino.
Sostenere lo sviluppo del pensiero computazionale è essenziale affinché le nuove generazioni siano in
grado di affrontare la società e le tecnologie del futuro, non come consumatori passivi, ma come attori
attivi e consapevoli. L’esperienza di questa scuola mette in evidenza che circa il 70% degli alunni
intraprende in futuro studi in ambito STEM (Scienze, Tecnologie, Ingegneria, Matematica), senza alcuna
differenza di genere.
In coerenza con un’idea sociale di apprendimento, messa in pratica all’interno di una comunità educante
che promuove la partecipazione attiva, in questa struttura è presente anche un’aula radiofonica: in maniera negoziata e collaborativa, piccoli gruppi di bambini/ragazzi scrivono insieme alcune “notizie”
fondamentali per la propria vita scolastica, poi le registrano e le pubblicano sul sito della scuola.
Per concludere, le due cifre distintive della scuola Francesco Tonucci di Lleida – che rappresentano delle
dimensioni particolarmente significative a livello pedagogico in termini universali – sono riconducibili da
un lato al forte investimento sulla natura sociale e collaborativa dell’apprendimento e dall’altro all’eterogeneità come
caratteristica distintiva del lavoro educativo anche nella fascia 6-12 anni.
Il gruppo ha poi visitato una struttura che accoglie una cinquantina di bambini di età compresa tra 1 e 3
anni. Nell’Escoles Bressol Municipal de Lleida (una delle 18 strutture presenti in città) ogni bambino
è percepito come unico e irripetibile, come persona capace e competente, attiva, curiosa, con voglia di
imparare e di relazionarsi con l’ambiente. I bambini sono protagonisti attivi della propria azione e dei
propri apprendimenti, per questo si parte sempre dai loro interessi, dalle loro emozioni, dalle conoscenze
e dalle esperienze individuali, rispettando i ritmi del loro sviluppo. Quello che per noi italiani è il Nido, è
inteso qui come un importante e imprescindibile contesto di socializzazione, di condivisione e di
collaborazione, non solo tra adulti e bambini ma soprattutto tra pari.
Il platano che si erge nell’atrio della struttura raccoglie e conserva i pensieri, i sogni delle
famiglie, che si possono trasformare in progetti didattici da sviluppare nel corso dell’anno scolastico.
Un bell’esempio di questi sogni è il muro esterno, che separa il giardino dall’edificio adiacente, e che è stato abbellito da una vera e propria opera d’arte, a partire da alcune sollecitazioni provenienti dalle famiglie. Caratteristiche dell’organizzazione scolastica sono la libertà e l’autonomia dei bambini, che –
in alcuni momenti della giornata – possono spostarsi negli spazi senza il vincolo di appartenenza a una sezione o a gruppo specifico. Sono sempre presenti nel nido, oltre a vari materiali consueti, anche alcuni strumenti e attrezzature digitali: tavoli luminosi, schermi, cornici digitali, tablet a portata di adulti e bambini. Nei tablet sono presenti delle attività che possono favorire lo sviluppo linguistico attraverso la
costruzione di storie e favole, oppure attività creative per l’apprendimento dell’uso dei colori e delle loro
combinazioni. Normalmente, i bambini si avvicinano agli strumenti tecnologici in piccoli gruppi e li
utilizzano insieme sotto la supervisione della loro educatrice, la quale osserva le interazioni ed
eventualmente media e interviene per la rielaborazione delle esperienze.
Una dimensione particolarmente presente in questa struttura educativa è quella che riguarda la
consapevolezza di un apprendimento sociale in cui la diversità (es. tra le fasce di età e tra i livelli di esperienza) rappresenta una imprescindibile risorsa, dal momento che – come dichiarato da una delle educatrici – “tutti imparano da tutti”.
Infine, il gruppo ha visitato la struttura Col-legi d’Educació Infantil i Primária Camps Elisis, dove è stato illustrato un lavoro di progettazione delle attività svolte in collaborazione con il Collegio degli architetti, avviato nel 2018-2019 (“Magnete, alleanze per il successo formativo al fine di costruire una visione d’insieme del valore sociale di architettura e urbanistica mantenendo la mente aperta all’ambiente”). Ecco gli obiettivi per una società del futuro: buoni risultati educativi veicolati attraverso lo sguardo critico,
un’attitudine al problem solving, al metodo scientifico (competenze tipiche dell’architetto), un ambiente accogliente e di benessere, insegnanti con esperienza e formazione nell’innovazione, studenti critici e partecipativi, artisti e creativi. I bambini vengono accompagnati nel costruire la propria identità cittadina attraverso la conoscenza, il rispetto, la collaborazione e l’intervento sull’ambiente, con la partecipazione e il coinvolgimento delle famiglie. Vengono promosse situazioni che incoraggiano l’autonomia, la motivazione, la proattività, la fiducia, l’autostima, le abilità sociali e i valori come il rispetto delle diversità.
Per quanto riguarda la fascia 3-6 anni, questa scuola lavora prevalentemente per livelli di età: ci sono due
sezioni dedicate ai bambini di 3 anni, due per quelli di 4 anni e due per quelli di 5-6 anni. Questa
organizzazione porta alla progettazione di attività ed esperienze fortemente ancorate a una visione stadiale di sviluppo e apprendimento.
Nella scuola primaria, invece, un approccio incentrato sul “learning by doing” conduce alla
proposta di esperienze e progetti in cui le diverse età possono mescolarsi e in cui si cerca di coinvolgere
attivamente anche le famiglie.
Il secondo gruppo ha visitato tre nidi d’infanzia dislocati in quartieri differenti della città di Lleida, con
caratteristiche fisiche e strutturali molto diverse tra loro.
L’Escola Bressol del Rellotge, che accoglie bambini dai 12 ai 36 mesi, è un nido di dimensioni ridotte,
disposto su due piani ma ben organizzato e collocato all’interno dell’edificio nel quale si trova il
caratteristico orologio da cui prende il nome. I bambini hanno la possibilità di utilizzare un piccolo
giardino all’aperto con scivoli, giochi di specchi e sabbiere.
L’Escola Bressol Municipal Ronda – La Mercè e l’Escola Bressol Municipal i Ludoteca Parc de
Gardeny si presentano invece in maniera totalmente differente.
Entrambe le strutture sono organizzate su un unico livello con grandi vetrate e spazi esterni direttamente accessibili dalle stanze vissute dai bambini.
Gli ambienti sono ampi, luminosi e ricchi di materiali che li caratterizzano per attività e proposte specifiche (gioco simbolico, musica, scoperta e manipolazione). I bambini hanno così l’opportunità di sperimentare diverse attività in luoghi dedicati alla loro realizzazione (aule/spazi funzionali). I giardini sono ben organizzati e attrezzati (sabbiera, orto, scivoli, etc.): la possibilità di vivere l’esterno come prolungamento dello spazio interno è una grande ricchezza per questi servizi, poiché permette
di “portare il dentro fuori” e viceversa (dando vita, ad esempio, a terrari che ospitano piccoli animali e insetti trovati dai bambini in occasione delle esperienze vissute all’aria aperta).
L’ultima struttura accoglie, accanto al nido, ampi spazi allestiti e organizzati come ludoteca, aperta nei
pomeriggi ai bambini e alle famiglie del quartiere, al fine di rispondere al bisogno di socializzazione di
grandi e piccini, accolti e accompagnati da personale qualificato.
Il terzo gruppo ha visitato l’Escola bressols di Balafia, un nido grande che ospita circa centoventi
bambini da 0 a 3 anni. Il gruppo di osservazione è stato accolto da Dolors, direttrice del nido. A differenza
di quanto accade in Italia e in Germania, presso il nido di Balafia ogni educatrice a turno ricopre il ruolo di direttrice della struttura, con la finalità di far comprendere e sperimentare le responsabilità e
l’impegno che questo incarico comporta. Il nido di Balafia presenta ambienti luminosi e suddivisi per colori. Nel cuore della struttura è presente un cortile spazioso con giochi di vario tipo, un orto con
diverse verdure coltivate dai bimbi insieme alle educatrici e vari alberi di gelso. Tutte le aule danno accesso al cortile interno condiviso. Il gruppo in visita ha potuto prendere visione di tutti gli spazi della
struttura, individuando somiglianze e cogliendo differenze rispetto al contesto italiano (a Balafia sono i genitori a fornire al nido i pannolini per ciascun bambino, così come a fornire la frutta per la merenda,
mentre in Trentino tutto questo viene fornito dalla cooperativa o dall’ente che gestisce il nido). Per quanto riguarda le attività, i diversi gruppi suddivisi per età si spostano a turno nei vari spazi a disposizione, seguendo orari e attività ben precisi. Mentre un gruppo si trova in cortile, un altro può usufruire di ambienti e strumenti a disposizione, tra i quali le lavagne luminose.
I nidi La Mitjana e Pardinyes sono di gran lunga più contenuti rispetto al nido del quartiere di Balafia, sia per gli spazi che per il numero di bambini.
In tutti e tre i casi, comunque, si tratta di nidi all’interno dei quali si utilizza esclusivamente la lingua catalana, sia con i bambini che con i genitori, a prescindere dalla loro provenienza. Molto spesso in un
gruppo vi sono due o tre bambini catalani, mentre il resto dei bambini è di origine straniera.
Presso il nido la Mitjana, la direttrice ha illustrato al gruppo in visita i progetti fondamentali della struttura, gli orari, i servizi inclusi e non inclusi, l’importanza delle ore di condivisione e programmazione in team, la periodica collaborazione con scuole vicine, appartenenti ad altri ordini e gradi. Fra i vari progetti, uno dei più caratteristici del nido è quello incentrato sulla poesia. Inoltre, è interessante notare
come ogni aula della struttura porti il nome di personaggi della cultura e del folklore catalani.
Il quarto gruppo, infine, ha potuto visitare l’Istituto “Ronda”, il Centro di Formazione professionale
ILERNA e la Ludoteca Centre Historic.
L’Istituto Ronda prevede l’educazione secondaria obbligatoria (dai 12 ai 16 anni), alla quale segue la
scelta per il Bachillerato o per la Formazione professionale (media o superiore), entrambe di durata
biennale. Il Bachillerato prevede un curriculum che prepara lo studente all’accesso a tutte le facoltà
universitarie, mentre la Formazione professionale offre una preparazione focalizzata sul passaggio al
mondo del lavoro. Per questo motivo è basata sul sistema duale, che prevede una forte correlazione tra
la formazione all’interno dell’Istituto e l’attività in aziende del territorio. A livello pratico, significa che nel
secondo anno gli studenti trascorreranno dalle 900 alle 1100 ore nelle aziende, e saranno queste ultime a decidere come formalizzare la doppia posizione: se attraverso un assegno di formazione o con un contratto di lavoro.
Il Centro di Formazione ILERNA propone invece numerosi corsi di formazione professionale di grado medio (livello 4 EQF) e di grado superiore (livello 5 EQF), oltre ad offrire agli studenti e alle studentesse
la possibilità sia di frequentare on-line alcune lezioni, sia di partecipare a numerosi progetti di scambio interculturale Erasmus+, con l’obiettivo di arricchire la dimensione europea dell’insegnamento e promuovere la mobilità degli studenti all’interno dell’Unione Europea, attraverso
accordi bilaterali tra istituzioni.
La visita alla Ludoteca Centre Historic ha permesso ai partecipanti di conoscere alcune interessanti proposte nell’ambito dell’educazione computazionale per la prima infanzia, offerte non solo alle scuole, ma all’intera comunità; in particolare, gli educatori del centro hanno illustrato l’utilizzo della Bee Bot e del Set LEGO® Education SPIKE™.
La seconda parte della giornata è stata dedicata alla visita guidata del centro storico di Lleida e alla
conferenza online del prof. Josep Serentill i Rubio dell’Università di Lleida, avente come argomento
il sistema educativo e le strategie digitali nell’educazione della prima infanzia in Catalogna.
Terza giornata formativa Anche questa giornata è stata ricca di incontri e di stimoli
professionali e culturali, con la visita alla Scuola d’Arte Municipale Leandro Cristòfol e all’Institut Escola del
Treball. Nel corso del primo incontro, i partecipanti hanno potuto apprezzare gli ampi spazi di lavoro e di studio dedicati alle discipline, oltre ad entrare in contatto con la metodologia dell’apprendimento basato su progetto (Project Based Learning), un metodo didattico che mette in questione e soppianta la tradizionale lezione ex cathedra, unilaterale e frontale. Il PBL si realizza attraverso attività interdisciplinari, collegate tra loro e integrate con i problemi quotidiani, nel corso delle quali agli studenti sono proposti progetti o questioni che presentano possibili approcci diversi, per i quali essi devono attivarsi sia nel trovare la soluzione, sia nel realizzare un prodotto.
La visita all’Istituto professionale ha, a sua volta, offerto al gruppo la possibilità di conoscere la varietà
e la ricchezza di questo tipo di offerta formativa e le sue forti interrelazioni sia con il territorio (attraverso
sia il sistema duale sia il lavoro su commesse esterne) che con altri Paesi (attraverso la partecipazione a
progetti di internazionalizzazione quali ad esempio Erasmus+ ed EroVET+).
Il pomeriggio della terza giornata formativa è stato dedicato alla visita guidata alla splendida
Cattedrale vecchia di Santa Maria La Seu Vella, con la salita fino alla torre del campanile. L’esperienza catalana si è conclusa in serata con i saluti tra i diversi gruppi che, il giorno successivo, avrebbero fatto ritorno nei rispettivi Paesi di provenienza. Il progetto ha favorito lo scambio, culturale e professionale, tra realtà differenti, e ha permesso a tutti i partecipanti, al di là dei diversi punti di vista e delle opportunità
offerte dai vari Paesi, di trovare nuove sollecitazioni e idee da riportare nei rispettivi contesti di lavoro e di ricerca, oltre ad aprire la possibilità di nuove collaborazioni, sia intra che inter nazionali.
Nel mese di febbraio 2023, in Germania, si svolgerà la terza e ultima attività di formazione prevista dal
progetto. Nel mese successivo, all’interno del piccolo gruppo, si getteranno le basi per l’avvio di
collaborazioni future, non soltanto nell’ambito dell’educazione infantile, e per la presentazione di un
nuovo progetto di cooperazione transnazionale.


* 1 Per l’Istituto Don Milani di Rovereto hanno partecipato all’esperienza formativa i professori Mariacarolina Leo, Tiziana Micheletti, Karin
Modesti, Martina Morandini e Daniele Robol; per la cooperativa Pro.Ges. Trento, Giada Agostini e Sabrina Anzelini; per la Federazione
provinciale Scuole materne di Trento, Tiziana Ceol e Camilla Monaco; per il Servizio Attività educative per l’Infanzia della Provincia
Autonoma di Trento, Graziella Manzana e Emanuela Sartori. Per l’Università di Bolzano ha partecipato il prof. Alessandro Efrem
Colombi.